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Hall of Fame: essere insegnante di danza, il racconto di Roberto Prete

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Nel 2024, il Corso di diploma accademico di I livello che l’Accademia Teatro alla Scala dedica alla formazione degli insegnanti di danza sarà completato dal biennio specialistico in Didattica delle discipline coreutiche

Ne abbiamo parlato con l’ex allievo Roberto Prete, oggi maître de ballet, didatta e autore.

 

Le iscrizioni al triennio e al biennio per insegnanti di danza sono aperte: partecipa agli open day, chiedi informazioni e iscriviti adesso!

 

Roberto, innanzitutto perché scegliere l’Accademia Teatro alla Scala?

L’Accademia è un’istituzione di prestigio riconosciuta a livello internazionale. La sua reputazione apre molte porte nel mondo della danza e offre un’importante investitura artistica a chiunque vi partecipi.

Personalmente, ho scelto il percorso della scuola scaligera perché credo fermamente nelle opportunità e nei benefici che offre agli studenti. Ho visto direttamente come questa formazione possa trasformare e valorizzare il talento di un ballerino. Proprio per questa ragione, ho consigliato alcuni dei miei allievi a esplorare i corsi offerti dall’Accademia Teatro alla Scala, e assistere al loro successo nelle audizioni di ingresso è stata per me una fonte di grande orgoglio. Questi risultati dimostrano indirettamente la qualità del lavoro che svolgo quotidianamente presso la scuola in cui insegno, il Liceo Professionale Danza di Bacoli, in provincia di Napoli.

In sintesi, la scelta del percorso della scuola scaligera offre un plus in termini di prestigio, opportunità e riconoscimento artistico, che può aprire nuove porte e contribuire al successo e al percorso professionale di chi la sceglie come scuola di vita e di arte.

 

Ritieni che il triennio – il Corso di diploma accademico in danza classica a indirizzo tecnico-didattico – fornisse già tutti gli elementi indispensabili alla carriera, oppure effettivamente avresti voluto approfondire maggiormente alcuni temi con maggior respiro?

Ho trovato estremamente gratificante il percorso di studi, e ho potuto sfruttare al massimo anche le mie esperienze e le conoscenze acquisite durante i miei precedenti percorsi di laurea. Amo studiare e non ho mai smesso di aggiornarmi e approfondire le mie conoscenze, nonostante fossi già un insegnante con titoli in diversi campi (da Motoria a Musicologia, dal Teatro a Economia per lo spettacolo, da Psicologia a Pedagogia).

Personalmente, ritengo che il triennio abbia fornito una base solida e completa per intraprendere una carriera nel campo della danza. Tuttavia, è inevitabile che ci siano sempre argomenti e temi che potrebbero essere approfonditi ulteriormente. 

Sono convinto che il biennio specialistico sarà un’opportunità meravigliosa per ulteriori approfondimenti e perfezionamenti. 

 

L’insegnamento della danza è arrivato in modo inaspettato, nella tua vita, o è stata una scelta inseguita per vocazione?

L’insegnamento della danza è stato per me un percorso naturale, che ha radici profonde nella mia vocazione. Fin da quando ero un allievo, mentre mi esercitavo nei passi di danza, immaginavo già come avrei insegnato io quegli esercizi. Questo senso di anticipazione e di proiezione mi ha accompagnato fin dall’inizio del mio percorso. Ricordo chiaramente che, persino da bambino, nella mia cameretta, scrivevo per gioco il regolamento scolastico di una mia immaginaria scuola di danza. Questo mi porta a credere che la mia inclinazione per l’insegnamento dell’arte coreutica fosse già presente in modo innato.

Tuttavia, mentre intraprendevo questa strada, ho sempre riconosciuto l’importanza di nutrire la mia formazione coltivando esperienze ballettistiche significative, sia in teatro che in televisione, poiché credo fermamente che prima di poter guidare gli altri nel perseguimento dei loro sogni, sia essenziale aver realizzato i propri.

 

Cosa ritieni fondamentale per essere un buon insegnante?

Ritengo che per essere un buon insegnante, sia essenziale possedere un insieme di qualità innate e acquisite, che vanno al di là della semplice trasmissione di conoscenze e tecniche. Essere un insegnante va infatti oltre il mero atto di insegnare; richiede una profonda comprensione delle esigenze degli studenti e un impegno genuino nel loro sviluppo, sia artistico che personale.

Come un danzatore che trasmette l’anima attraverso i movimenti, un insegnante deve essere in grado di connettersi con i propri studenti a un livello più profondo, ispirandoli e guidandoli nel loro percorso di apprendimento. L’empatia, la disponibilità e il “saper essere” sono quindi fondamentali per creare un ambiente educativo positivo e stimolante in cui gli studenti possano crescere e prosperare.

Oltre a queste qualità personali, un buon insegnante deve anche possedere una solida preparazione professionale in campo psicologico e pedagogico, comprensione delle metodologie e un programma didattico ben strutturato.

Il motto é da sempre: “quando insegni arriva prima ciò che sei e poi ciò che sai”. La capacità di ispirare, guidare e influenzare positivamente gli studenti deriva principalmente dalla nostra autenticità, dalla nostra passione e dalla nostra dedizione nei loro confronti.

roberto prete nel giorno del diploma del corso triennale per insegnanti di danza, davanti alla scuola di ballo del teatro alla scala


Come imposti il rapporto con gli allievi?

Nel rapporto con i miei allievi cerco di adottare un approccio autorevole ma non autoritario, basato sulla fiducia reciproca e sul rispetto. Essendo anche padre, ho notato che questa esperienza mi ha arricchito, offrendomi una nuova prospettiva e una maggiore sensibilità, soprattutto in termini di tolleranza a fisiologici comportamenti adolescenziali.

Mi sforzo costantemente di ricordare chi ero come allievo e quali insegnanti avrei voluto avere. Cerco di incarnare l’insegnante che avrei desiderato incontrare: disponibile, empatico e autentico. Mi ispiro anche ai professionisti con cui ho intrecciato il mio percorso, come la signora Amelia Colombini (docente principale del Corso di diploma accademico di I livello in danza classica a indirizzo tecnico didattico), che ha lasciato un’impronta indelebile nella mia formazione. La sua dedizione, energia e integrità sono un faro per me, e cerco di trasmettere un po’ del suo spirito nei miei insegnamenti. Ogni lezione con lei, ogni esperienza ha contribuito a plasmare la mia visione e il mio approccio all’insegnamento della danza.

Nel complesso, cerco di creare un ambiente educativo in cui gli studenti si sentano valorizzati, sostenuti e stimolati a dare il meglio di se stessi. L’obiettivo è quello di guidarli nel loro percorso di apprendimento, offrendo loro le competenze tecniche e artistiche necessarie, ma anche incoraggiandoli a esplorare la propria creatività e a coltivare un amore duraturo per la danza.

 

Fra i successi professionali più recenti, sei stato nominato “Guest maître de ballet” presso l’Anhaltisches Theater Dessau.

Raccontaci questa esperienza e se e come cambia il tuo approccio quando lavori con un corpo di ballo o con una classe in formazione.

Essere nominato Guest maître de ballet a Dessau è stato un momento emozionante e gratificante nella mia carriera. Ringrazio il direttore, Stefano Giannetti, artista dotato di profonda generosità, per avermi fortemente voluto al suo fianco concedendomi questa straordinaria opportunità di crescita professionale. Un’esperienza lavorativa intensa, a stretto contatto con ballerini professionisti appartenenti a diverse nazionalità, in cui ho potuto affinare le mie capacità di docente.

Collaborare con un corpo di ballo professionale ha richiesto un approccio diverso rispetto all’insegnamento a una classe in formazione. Mi sono concentrato principalmente sull’aspetto tecnico e interpretativo, cercando di trasmettere il mio know-how in termini di biomeccanica del movimento per mezzo di legazioni logico-funzionali utili per una corretta preparazione articolare e muscolare necessaria per proseguire senza difficoltà l’intera giornata di prove. Tenere lezioni poi in lingua inglese è stato un ulteriore stimolo che mi ha permesso di integrare questa mia ulteriore skill.

Le lezioni con i professionisti sono state intense e dinamiche, con una pianificazione attenta per garantire un riscaldamento efficace e una preparazione adeguata ai loro ritmi lavorativi quotidiani. Lavorare in Germania è stato un importante capitolo nella mia crescita professionale, che mi ha spinto a superare le mie ambizioni e a cercare sempre nuove sfide.

E nonostante i progetti imminenti che mi attendono, sono sempre aperto a nuove opportunità di apprendimento e di crescita. Non escludo pertanto la possibilità di tornare in futuro per continuare a godere di tutto ciò che la danza continua da anni ad offrirmi.

 

Roberto, tu sei anche autore. Come è nato “Crescendo in danza”? Ti aspettavi il riconoscimento del MUR?

“Crescendo in Danza” è stato concepito dopo la mia laurea presso l’Accademia Nazionale Danza di Roma, dove ho avuto la fortuna di incontrare Elena Viti, una figura determinante nell’ambito della didattica della propedeutica – focus del libro. Il suo sostegno ed entusiasmo sono stati cruciali nel darmi fiducia per trasformare le mie idee in realtà.

Dopo la laurea, ho iniziato a lavorare come formatore ed esperto intellettuale per docenti in diverse realtà pubbliche e private. Durante questo periodo, ho raccolto una serie di appunti e dispense, che alla fine sono diventati la base per il mio manuale didattico.

Il passo successivo è stato trovare una casa editrice disposta a credere nel progetto. Sono stato fortunato a incontrare due persone straordinarie, Giuseppe Verdi e Lucia Rongioletti, che hanno deciso di scommettere su di me e sulla mia visione, pubblicando il libro con la loro giovane casa editrice Forma-Mentis. Attualmente invece il progetto prosegue con il Centro Studi Ricerche C.T.A 102 nella persona di Corinna Zaffarana.

Il successo di “Crescendo in Danza” è stato straordinario. Durante il difficile periodo della pandemia, il libro ha registrato un aumento significativo delle vendite, diventando un punto di riferimento per docenti e allievi (il ricavato é stato devoluto interamente ad AfricalnTesta). Ho avuto l’opportunità di tenere numerosi seminari di formazione e di essere invitato su importanti piattaforme, come quella di Roberto Bolle, per condividere le mie conoscenze sulla Propedeutica.

È stato adottato come manuale di riferimento per corsi di formazione riconosciuti dal CONI e ha affiancato i corsi per il rilascio della qualifica “Operatore d’Infanzia”, qualifica europea e riconoscimento dal MUR e dalla Regione Campania.

Nonostante il successo ottenuto, però, non smetto di impegnarmi in nuovi progetti. Sto attualmente lavorando a un nuovo volume, dedicato ai ragazzi liceali, che sarà arricchito da una prefazione a cura della signora Colombini. Per me, l’appoggio dei miei maestri è fondamentale e cerco sempre di mantenere un forte senso di gratitudine verso di loro. E’ un insegnamento importante che cerco di trasmettere ai miei allievi: l’importanza del riconoscimento e della gratitudine verso coloro che ci hanno aiutato lungo il nostro percorso di crescita e successo.

 

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